L’iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Welcoming Europe, tra i cui promotori c’è anche l’Arci, insieme a una coalizione di 140 organizzazioni (www.welcomingeurope.it), ha posto, su scala europea, alcune questioni che sono, oramai da anni, oggetto della discussione pubblica sull’immigrazione, spesso con un approccio strumentale e volto a raccogliere un facile consenso. In particolare, le questioni che l’ICE intendeva sollevare erano tre:
Mercoledì 20 febbraio, nell’aula dei gruppi della Camera dei Deputati, la campagna Welcoming Europe, alla presenza dei promotori e di molte personalità della politica coinvolti nella campagna, ha presentato i risultati raggiunti in Italia e in Europa con la raccolta firme.
Era presente anche Sean Binder, un giovane volontario irlandese dell’ong Emergency Response Centre International, che ha operato sulla costa dell’isola di Lesbo ed è stato incarcerato per aver assistito e salvato chi arrivava via mare. «Dal 2014 sono 2 milioni le persone che hanno provato ad arrivare in Europa via mare, un milione e 137mila in Grecia, di cui circa la metà nell’isola di Lesbo, il 36,5% bambini e circa il 27% donne. Se non offriamo un modo sicuro alle persone per arrivare, le persone sceglieranno di arrivare via mare rischiando la vita».
Per la campagna Welcoming Europe l’Italia ha raggiunto e superato, con oltre 65mila firme, l’obiettivo nazionale.
Purtroppo a livello europeo gli altri Paesi, tranne il Belgio, non hanno raccolto il numero di firme necessarie, e quindi l’ICE non verrà discussa al Parlamento europeo.
Pur non avendo raggiunto l’obiettivo, la campagna è di sicuro un buon punto di partenza da tenere in considerazione per la costruzione di un’alleanza europea, che oggi non esiste ma che servirebbe a contrastare le politiche europee e per cambiare rotta in materia di politiche migratorie e accoglienza.
https://www.arci.it/welcoming-europe-raccolte-in-italia-65mila-firme/