Come altri comitati Arci, insieme a movimenti, comitati di cittadini, associazioni varie e partiti abbiamo risposto all’invito del Movimento Federalista Europeo di Torino. L’adesione si configura come volontà di giocare le nostre carte su un tavolo apparecchiato da altri. Siamo ancora provvisti di una discreta spinta che ci porta a tentare di cambiare la società. Una spinta che può essere letta come idealistica e velleitaria, ma che rappresenta una delle motivazioni per cui in molti si avvicinano alla nostra associazione.
Il lavoro che ogni giorno svolgiamo, a contatto con le persone e i loro problemi, le difficoltà con cui i nostri circoli si confrontano, ci obbligano ad assumere un approccio fortemente pragmatico, tanto che, pur portando con noi tutto il carico di resistenze a dialogare con soggetti che normalmente sono nostri antagonisti (o dei quali siamo antagonisti), ci siamo seduti a questo tavolo.
Ci premeva comprendere e incidere, verificare come il MFE sarebbe riuscito a gestire la complessità e la diversità tra i partecipanti. Infine vedere con quali carte gli altri si presentavano e come mettere d’accordo le differenti visioni. Strada facendo ci siamo resi conto che l’ICE è una chance anche per il nostro mondo e che starne fuori non è di nessuna utilità. È strategicamente sbagliato lasciare il campo libero ad altri, meno interessati di noi a dare voce alle persone e più attenti a riproporre fallimentari ricette liberal-liberiste.
Come sappiamo bene, le istanze del mondo associativo e del Terzo Settore in generale non sono tra le preoccupazioni della politica nazionale. Anche di quella a noi più vicina (?). La nostra presenza sul territorio deve essere valorizzata e sostenuta. Per far ciò occorre riavviare un meccanismo virtuoso che inverta la tendenza, innescata dal precedente governo (non che quello attuale stia facendo di meglio). La nostra azione, portata avanti insieme ad altri soggetti con i quali da tempo conduciamo numerose battaglie per i diritti delle persone e la salvaguardia dei beni comuni, ha consentito di improntare l’ICE ad indirizzi più compatibili con le esigenze del mondo che rappresentiamo e con il nostro retroterra politico e culturale.
Le tesi a supporto dell’ICE proposta dal MFE sono connotate da una visione legata all’idea della crescita sostenibile che sappia coniugare lo sviluppo e il sostegno alle imprese con la difesa dell’ambiente. Tutto ciò si deve appoggiare ad un sistema di welfare che consenta a tutti, giovani e meno giovani, di non essere privati del loro diritto di essere cittadini a pieno titolo. Nella proposta presentata il tema della difesa e valorizzazione della cultura è un’asse portante, come pure l’attenzione al problema della disoccupazione giovanile.
Siamo consapevoli del fatto che nell’ICE sono contenuti concetti che possono risultare in dissonanza rispetto alla nostra visione del mondo. Ci sembra, però, che la cosa migliore da fare sia di stare dentro al progetto, per cercare di influenzarne gli sviluppi. Il passo successivo è quello che porterà a costruire la rete delle organizzazioni negli altri Paesi europei. È chiaro che dobbiamo fare la nostra parte e attivare i nostri contatti per valorizzare gli aspetti dell’ICE ai quali maggiormente leghiamo la nostra presenza nel comitato promotore, ovvero il lavoro nella cultura, il salario di cittadinanza, i temi ambientali. Perché la partecipazione si traduca in sostanza e si possano determinare cambiamenti e miglioramenti chiaramente percepibili, l’Arci è in questa partita.
Per info: limone@arci.it
Da Arcireport n. 35 del 23/10/2012