Anche nell’anno nuovo torna la rassegna di musica emergente Firs in Town promossa in collaborazione con l’associazione ”Anche no" . La selezione dei gruppi promettenti che proporremo vuole essere un modo per favorire ancora una volta la musica dal vivo, grandissimo patrimonio che spesso e volentieri nel nostro paese viene dimenticato.
Il duo bolognese dei Melampus, Francesca “Billy” Pizzo(voce, piano, percussioni e chitarra) e Angelo “Gelo” Casarubbia (batteria, loop e droni), sono in circolazione con il nuovo progetto Ode Road, nove traccianti che licenziano soffuse e melmose ambientazioni post-rock – wave che si trascinano su pigri ritmi in qualche modo legati al mondo della psichedelica out-dream, paragonabile ad un sogno/delirio, un dream-pop spirituale ad occhi aperti, già patrimonio – in certi dettagli sonori – di una coppia inglese che ha adottato il gotich come aria da respirare, ovvero Jim e Alison Shaw, per il mondo i Cranes.
È un disco “amniotico”, fasciato di quei riverberi a gravità zero che suggestionano nella loro inamovenza, vivi di quella staticità mossa che colora sfumature sulle tonalità del grigio topo, una tracklist che risente anche delle rigidità opache degli inverni Goth, mentre una voce indianeggiante immette tra le tracce il fluido di una lunghissima poesia che pare non avere mai fine, una prospettiva orale e messianica che ipnotizza, circuisce e s’impossessa di tutto l’ascolto e che solo in “Fall”prende la rincorsa elettrica per ridestare l’orecchio dal rimescolare dell’onda torbida che la circonda per tutto il raggio d’azione del disco; comunque vada un lavoro amico della notte, buio e nero che vede il duo mettere bene in evidenza la capacità più che ottima nel trattare l’ossessione, il rumore, il silenzio e le sinfonie profonde di un ben definito pathos da “scontare” non come anime in pena ma piuttosto come lievitazione espressiva dell’inconscio se non addirittura degli elementi basilari degli eterei cantos di un pacificazione istantanea, forse con sé stessi, ma istantanea.
Per molti, l’istinto musicale dei Melampus potrebbe essere frainteso come una rinascita sonora all’insegna dell’isolazionismo rivisto e corretto secondo le regole della scuola ispirativa di cui sopra, ma nulla di tutto questo, il duo in questione è un cosmo a parte, con le proprie traiettorie ed i propri anelli saturnali, i loro sono suoni e timbri austeri ma che improvvisamente si dissolvono in drones e ballate romanticissime, senza peso, “Joel”, prendono arie soft-mex come una allucinazione sulla strada per Tulsa (“Thirst”), nuotano in un lago placentare pieno di echi e scandagli sonici (“Double room”) e si dissolvono, come nebbie al mattino dentro una danza, una movenza zen, un mantra moderno che nel momento in cui lo stai sentendo, ti accorgi di essere in una porzione di coma vigile dal quale non vorresti mai e poi mai uscire (“Walk with me”). Sicuramente tra i dischi migliori dell’anno in corso e quello che verrà.
Ingresso libero riservato ai soci ARCI