Scorcio di vita quotidiana in un condominio.
Nello stesso pianerottolo ci sono gli appartamenti di quattro donne: una casalinga, una praticante in avvocatura, una tassista ed una ballerina.
Abitano una accanto all’altra, ma non si conoscono. Pianeti che ruotano attorno allo stesso sole, si sfiorano, ma non interagiscono.
Intuiamo a poco a poco le loro storie, il loro lavoro, la loro vita sentimentale, i loro movimenti abituali, di tutti i giorni.
Donne moderne, ognuna nel proprio mondo, sicure di sé, sempre di corsa, con poca voglia di guardarsi attorno e guardarsi dentro.
Un evento banale interrompe la loro routine: l’ascensore del palazzo si blocca con le quattro donne al suo interno. L’attesa è lunga.
Cosa succede ai quattro personaggi quando sono costretti a fermarsi?
Quando l’attesa le porta a riflettere scavando in profondità?
Cosa c’è da indagare al di là della “zona di comfort”?
Lo spazio-tempo nell’ascensore si dilata permettendo la ricerca di possibili risposte. Ognuna delle quattro protagoniste racconta, senza accorgersene, qualcosa di sé: desideri, dubbi, paure; parlano come non hanno mai fatto, nemmeno con se stesse.
La differenza apparente che le divide non è più così profonda: sono tutte e quattro donne, con tutto quello che comporta esserlo.
Quando le porte dell’ascensore si riapriranno, qualcosa in loro sarà cambiato?
Avranno ascoltato le domande che il tempo-immobile ha permesso loro di porsi o fingeranno che tutto sia uguale a prima?
Un dolce e ironico ritratto di donne contemporanee.
La domanda attorno alla quale ruota lo spettacolo è: cosa non siamo più in grado di dire agli altri e a noi stessi?
Viviamo la storia di queste quattro donne come simbolo delle inquietudini che pervadono il nostro essere sociale. Non sappiamo più quali siano i nostri reali confini e allora i confini (come quelli materiali dell’ascensore) si aprono e noi siamo liberi di cercare e ricercarci. Ma siamo in grado di gestire questa libertà?
La donna di oggi è davvero libera di essere se stessa o ha celato, dimenticatosi, i suoi lati più neri, più creativi e distruttivi?
Ingresso riservato ai soci Arci