Un giornalista. Un attore. Un interesse comune: le bugie. Non quelle di carnevale, ma perché no, anche quelle.
Un libro. Uno spettacolo. Una caratteristica comune: la curiosità. No. La scomodità. No. È proprio una bomba. Nonviolenta. Ovvio.
Tutti i buoni libri e tutti i buoni spettacoli partono da una buona domanda. Scomoda. Esplosiva. Poco cortese. A volte.
Guardatevi intorno: abbiamo a disposizione un sacco di libri e un sacco di spettacoli sulla storia di questo paese, sulla storia di questa città.
La storia parla del passato: Aldo Moro, Il Vajont, Benito Mussolini, la Decima Mas, le brigate rosse, l’italia degli anni ’70 ’80 ‘90, i poveri contadini dell’abruzzo dell’800 e poi, il Chiapas, le torri gemelle ecc. Il presente fa presto a diventare passato e il passato diventa in fretta materiale di riflessione, di costernazione di indignazione di redenzione di catarsi e rinascita e di lavaggio delle coscienze.
Il presente sfugge. Sono tutti ancora vivi. Meglio prendersela con i morti. Sono tutti ancora attivi. Meglio prendersela con i pensionati. Sono tutti ancora potenti, meglio prendersela con le farfalle appese nelle teche e già infilzate con un bello spillone.
Ma no. No. Forse no. Se devono proprio parlare, o scrivere, un giornalista qualunque e un attore qualunque è meglio che parlino di qualcosa che si possa ancora cambiare. E quella cosa non è il passato, è il presente. Che arriva dal passato, certo, ma che è ancora in trasformazione, in cambiamento, arriva dal futuro, programmato, e finisce nel passato. Che se solo ci mettiamo la testa sopra un attimo, forse, ma solo forse, possiamo farci ancora qualcosa, prima che sia troppo passato, troppo tardi.
A Torino c’è un Sistema. C’è un sistema da tanti anni, ma non è ancora passato di moda. Questo sistema sistema tutto e tutti, è sistematico. Ma un sistema deve funzionare e forse questo non funziona più. Non serve dire che non c’è. Serve immaginare se si possa vivere meglio senza sistema o con un altro sistema.
Magari prendere a modello un alveare. O un formicaio. Oppure applicare veramente la democrazia, ma non quella biennale, quella quotidiana.
Noi vi raccontiamo delle cose. Su questo sistema. Su questa città. Fatelo anche voi. Ma non solo al bar, con gli amici, tra un bianchetto e l’altro. Vediamoci. Parliamone. Sosteneteci. Il presente è roseo. Se proviamo a cambiarlo.
Ingresso riservato ai soci Arci