SERIALMENTE – This is England ’86 (v.o.s.) allo United

SERIALMENTE – This is England ’86 (v.o.s.) allo United

Creato: Tue, 05/11/2013 - 17:18
di: Torino
Quando:
Wed, 06/11/2013 - 22:00
Tags: Torino, Cinema
SERIALMENTE – This is England ’86 (v.o.s.) allo United

Puntate 1 e 2 (45 minuti circa ciascuna)

“This Is England ’86″ è una serie televisiva in quattro puntate che aggiorna di un paio d’anni le vicende della band di skinheads più scapestrata (e stilosa) d’Inghilterra, narrate nel film omonimo, 4 episodi che sono un dono dal cielo, soprattutto per chi si era talmente affezionato al film di Meadows da uscirne completamente esterrefatto, cambiato dal di dentro.

E’ un discorso che va oltre la semplice lezioncina di cinema, un universo che si fa sociologico per quanto abile a descrivere rapporti sociali (mitica la sequenza delle Dr Martens), forse la colonna sonora più azzeccata in un periodo avaro di pietre miliari da cinema sociologico. Emozioni che spezzano il cuore e ti portano ad esplorare zone franche come la musica reggae e lo ska giamaicano. E’ un effetto che solo una ristretta elite di pellicole riesce a trasmettere. Tornando alla mini-serie, “This Is England ’86″ vede i suoi protagonisti maturati di tre anni, alle prese con vicende che si fanno più personali e meno di gruppo.

Gli attori sono gli stessi, la regia pure. L’approccio è sicuramente più televisivo rispetto ai colori vintage e sgranati dell’esaltante pellicola, ma non c’è da preoccuparsi. E’ cambiato sicuramente il contesto: la nazione ha assorbito lo shock della Guerra nelle Falkland, gli anni Ottanta continuano a mietere vittime e creare stereotipi (la banda di motociclisti che aggredisce Shaun è il classico esempio di stupidità condivisa). Persino due teste calde come Meggy e Bango hanno smarrito qualsiasi connotato ideologico. Restano i tatuaggi che i protagonisti si portano dietro, a testimoniare il fatto che solo determinate esperienze riescono a cambiarti nel profondo. Il tema della violenza diviene la raccoforte nella quale nascondere la propria rabbia e le proprie frustrazioni, la redenzione finale di Combo è la chiusura ideale in un processo di maturazione che coinvolge tutti i protagonisti (oltre che un incredibile gesto di umanità). Non mancano le sequenza doc: il bar gremito di hooligans incazzati per il famoso goal di mano che estromette la Nazionale inglese dal mondiale di Calcio (fondamentale al processo di contestualizzazione), il ritorno improvviso di Combo, l’infarto di Meggy, le lattine di birra abusive in ospedale. Soprattutto dialoghi che acquistano credibilità grazie ad un accento che, in assenza di sottotitoli, sarebbe impossibile da comprendere. Dialoghi che sfruttano la tecnica dell’ad-lib, ovvero la possibilità di improvvisare su copioni prestabiliti, tanto da accentuare quel carattere di veridicità che diviene sempre più intenso nello scorrere delle quattro puntate (il talento di Vicky McClure è davvero eccezionale).

A scandirne il ritmo, uno squisito spezzatino di canzoni: Housemartins, Jam, Buzzcocks, Billy Bragg, Eurythmics…

Serie bellissima e per cuori nostalgici, studiosi di dinamiche sociali e appassionati di musica.

Ingresso riservato ai soci Arci