Venerdì 15 maggio, alle ore 20.45, presso la Cascina Roccafranca, in via Runino 45, a Torino, il fotografo Giulio Di Meo presenterà il libro Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti, nell’ambito della XXVI Edizione di Viaggiatori in Poltrona.
Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti, è un libro fotografico, una raccolta di ritratti per celebrare i trent’anni del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST). Il Mst nasce in Brasile nel 1984, è un movimento di agricoltori e braccianti che lotta per la terra, contro i grandi proprietari terrieri e lo strapotere dell’agronegócio. Oggi è diventato il movimento sociale più grande dell’America Latina, riunendo più di 2 milioni di persone. A febbraio 2014 si è svolto il 6° Congresso Nazionale del MST, che ha visto la partecipazione di 15 mila delegati provenienti da tutto il Brasile. Durante questa occasione sono stati scattati i ritratti, raccolti poi in questo libro.
Trent’anni di storia raccontati attraverso una carrellata di volti del popolo sem terra. “Attraverso le fotografie del compagno Giulio è possibile conoscere le persone che formano il MST. Chi siamo, volti e nomi. Le nostre espressioni di lotta e di allegria. La nostra esperienza e la nostra speranza”, afferma João Pedro Stedile, uno dei leader del Movimento.
Giulio Di Meo (Capua, 1976) è un fotografo italiano impegnato da più di dieci anni nell’ambito del reportage e della didattica. Organizza incontri e workshop di fotografia sociale e di street, in Italia e all’estero, e laboratori per bambini, adolescenti, immigrati e disabili per promuovere la fotografia come strumento di espressione e di integrazione. Fotografo freelance, porta avanti i propri progetti in modo indipendente, non lavora né per agenzie, né per riviste. Redattore di Witness Journal, prima rivista di fotogiornalismo online in Italia, collabora con diverse associazioni e ONG, in particolar modo con l’Arci, con la quale dal 2007 organizza workshop di fotografia sociale in diverse realtà del Sud del mondo (Brasile, Camerun, Cuba, Saharawi). Crede nella fotografia come strumento per informare e denunciare, come mezzo di cambiamento personale, sociale e politico. “È questa la mia fotografia, quella che amo e che mi piace definire sociale: una fotografia fatta di lotta, rabbia, indignazione ma anche di amore, passione, speranza…una fotografia impregnata da un’intensa umanità”. È convinto che il reporter non può limitarsi solo a informare ma deve agire concretamente, impegnandosi nelle realtà che documenta.
Oltre al libro sui sem terra durante la serata saranno presentati gli ultimi libri fotografici dell’autore: Pig Iron (2013), un libro sulle gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale in Brasile e Il deserto intorno (2015), un racconto fotografico sulla vita nei campi profughi Saharawi, un libro per sostenere l’associazione delle famiglie dei prigionieri e desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA), che arriverà a Maggio 2015.