Vivere consapevolmente è uno degli obiettivi principali di chi segue un percorso di Crescita Personale. Per farlo occorre essere presenti a se stessi ed in Tempo Presente invece di proiettarsi avanti e indietro nel tempo ipotizzando il futuro o rimuginando sul passato.
La consapevolezza è solo in tempo presente ed il suo ampliamento consiste in un ripetersi di prese di coscienza che illuminano la nostra mente e ci “fanno vedere chiaramente” dando un effetto di sblocco e carica energetica, qualcosa che prima era avvolto nella nebbia. Il trucco è non occuparsi troppo del domani ma mettere tutto l’impegno per vivere pienamente ogni momento dell’oggi. “Il domani non esiste”.
Questo significa imparare a non lasciarsi travolgere dalle emozioni, dagli eventi, dalle persone, bensì osservare cosa si sta facendo, pensando, provando per arrivare a prendere sempre maggior consapevolezza della propria responsabilità su come si vive ogni istante. E quindi a poter cambiare la propria condizione.
Se si diviene consapevoli di essere “liberamente responsabili” del giudizio dato ad un certo evento e a seguire delle sensazioni ed emozioni provate, che si scopre non essere oggettive, si scopre anche che il giudizio di partenza non era oggettivo.
Quindi, con umiltà e sviluppando elasticità mentale, si impara a mettere in discussione l’oggettività delle cose e del nostro “parziale” modo di vedere per aprirsi ad altri punti di vista che spesso sciolgono i conflitti e rendono più felici.
La Disciplina di VIVATION D insegna a farlo attraverso un procedimento di respirazione ed integrazione delle emozioni.
Ma per cambiare punto di vista occorre aver “guardato onestamente” i propri pensieri, anche quelli che si nascondono sotto la superficie. Basta “sentire il corpo” il quale manifesta sempre segnali: solo non si è abituati a percepirli.
Se impariamo ad osservar-ci pensare vedremo quale turbinio di pensieri ci accompagna costantemente, nonché la marea di giudizi che formuliamo e che prontamente neghiamo-ignoriamo-dimentichiamo velocemente poiché non siamo fieri di averli pensati. Ma questi pensieri provocano sensazioni, stati d’animo e guidano le nostre decisioni e comportamenti, producendo a volte risultati spiacevoli. Negarli è controproducente.
È fondamentale vederli per poterli lasciare andare!
Ecco quindi che osservare i propri pensieri, cioè osservar-si pensare “uscendo da se stessi” distaccandosi per un attimo da problemi ed emozioni e divenendo osservatori esterni, è un modo per prendere consapevolezza si sé.
È certo ovvio quanto ciò sia utile anche per non lasciarsi sovrastare da situazioni o emozioni dolorose, ma con attenzione! Questo non deve diventare un modo per negare ed anestetizzare ciò che si sta provando, magari per paura o troppo dolore nell’affrontarlo. Sarebbe solo un modo per rinviare un problema.
Ciò che sto suggerendo è di distaccarsi per riuscire ad osservare i propri pensieri e giudizi a riguardo, poiché sono quelli che stanno generando proprio quell’esperienza.
Infatti i pensieri sono la causa; emozioni e sensazioni sono l’effetto.
La percezione che abbiamo del mondo è un effetto ottico e dipende dal colore delle lenti degli occhiali che stiamo usando.
Le lenti sono il filtro personale che genera una certa interpretazione od un’altra. A noi sembra vera ma è solo “ la nostra”. Questo filtro è fatto di convinzioni derivate dalle esperienze vissute, dal carattere ma anche dai modelli famigliari, sociali, educativi religiosi ecc….
L’interpretazione non sarà mai oggettiva in un mondo in cui ciascuno ha pensieri soggettivi. E questo dovrebbe rallegrarci, perché significa che c’è sempre la possibilità di un punto di vista diverso, meno tragico e più gradevole, sempre che si sia disponibili ad accoglierlo!
Ma prima occorre assumersi la responsabilità del fatto che “ciò che vedo dipende da ciò che penso”. Fatto rivoluzionario che ci porta a mettere in discussione l’assolutezza ed oggettività dei nostri pensieri e giudizi. Per poter stare meglio è molto più semplice e produttivo cambiare il proprio modo di pensare e di vedere! invece di cercare di cambiare gli altri.
Questo riporta il problema nelle giuste posizioni stimolando a cercare dove è veramente la sua causa, cioè nei pensieri, invece che a perdere tempo cercando di correggere gli “effetti”.
Ed eccoci di nuovo al punto di partenza: Vivere Consapevolmente, che significa osservare i propri pensieri, i giudizi al fatto di pensarli e cosa stanno producendo. Significa vedere il proprio corpo che si muove e prova rabbia e sapere di “non essere” il proprio corpo né la propria rabbia. Significa essere nel corpo e contemporaneamente fuori ad osservare i pensieri.
È un esercizio pratico che va fatto il più spesso possibile imparando a non giudicarsi per i propri giudizi né a sentirsi in colpa per averli formulati. O meglio: visto che avverrà certamente, occorrerà distaccarsi ancora e osservare senza giudizio il giudizio espresso, e poi il fatto che ci si è giudicati o sentiti in colpa, e così via lasciando andare il pensiero del pensiero del pensiero…fino a sentire un senso di pace.
Tutto ciò potrebbe sembrare difficile ad alcuni oppure ovvio ad altri. Ma sono concetti così profondi e destabilizzanti che sfuggono facilmente e li si dimentica venendo di nuovo riassorbiti dalle cose.
È vero che pensare di essere totalmente responsabili di come vediamo le cose è forte, perché toglie ogni alibi ed ogni possibilità di dare colpe all’esterno. Ma è il modo per essere liberi di creare la propria felicità.
Forse è complicato, forse non si riesce neanche a capire bene, ma la via d’uscita è provare.
Inizia ad osservarti pensare e vedi che cosa succede … forse scoprirai di essere già libero, solo che non te ne eri accorto!