Si scrive documentario, si legge cinema

Si scrive documentario, si legge cinema

Creato: Wed, 11/09/2013 - 16:27
di: Torino
Tags: Torino, UCCA, Cinema
Si scrive documentario, si legge cinema

di Greta Barbolini, presidente Ucca

Esistono diversi fili rossi che hanno attraversato le varie sezioni della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia di quest’anno.

Uno di questi è senza dubbio la folta e importante presenza di documentaristi e di cinema documentario, italiano e non. La distinzione non è capziosa.

Quattro cineasti stimati e conosciuti come Costanza Quatriglio, Alessandro Rossetto, Daniele Gaglianone, Andrea Segre hanno presentato a Venezia quattro film che tecnicamente sono da definirsi film di finzione, ma che portano con sé il lungo e importante cammino che il cinema documentario italiano ha fatto negli ultimi dieci anni. Crescendo, sperimentando, rendendo sempre più evidente il grande lavoro creativo e di rielaborazione che contraddistingue questa rigogliosa stagione.

A questo proposito il primo punto da segnare è che la presenza di queste opere ci dice in modo forte che questi registi sono cineasti a tutto tondo, che non si auto confinano in un genere o formato. Il secondo dato è che il cinema italiano per innovarsi e crescere ha bisogno dell’esperienza, della forza creativa e morale del cinema documentario.

C’è poi l’importantissima presenza dei due film documentari in concorso. Del Sacro GRA di Gianfranco Rosi molto si è detto, essendogli stato conferito un importante premio.

Rosi nel ritirare il Leone d’Oro ha voluto commentare con semplicità che il cinema documentario è semplicemente e solo cinema. Il prestigioso premio assegnato al Sacro GRA dice che il cinema documentario può essere buon cinema.
Questa è stata la battaglia culturale che da anni anche noi come Ucca abbiamo sostenuto e fatto nostra attraverso l’impegno nella circuitazione, con il premio Ucca 20 città al Torino Film Festival e con un importante lavoro di sensibilizzazione perché in Italia (si badi bene in Italia, non nel resto d’Europa dove invece questo concetto è assodato) si affermi il concetto che il cinema documentario è semplicemente e solo cinema.

Simbolicamente la settantesima edizione del festival del cinema di Venezia dice a chiare lettere al pubblico, al sistema culturale italiano che il cinema documentario non è più figlio di un dio minore e questa è davvero una gran buona notizia.
Una annotazione su La prima neve di Andrea Segre. Se si vuole spiegare al grande pubblico cosa significhi essere rifugiati meglio investire risorse in film come questi e non in reality shows.