Mentre ci si interroga sul futuro del nostro paese, senza governo né maggioranza politica, la Siae si trasforma in una sorta di società per azioni. In effetti, come si ricorderà, ad inizio anno l’Arci insieme ad Acep ed Audiocoop ha impugnato il nuovo statuto della Siae. Il motivo è noto: con il nuovo regolamento elettorale che assegna un voto per ogni euro guadagnato dai proventi da diritto d’autore, pochi e ricchi autori ed editori hanno il controllo della società.
Abbiamo chiesto al Tar del Lazio di sospendere le elezioni previste il 1 marzo, in attesa del suo pronunciamento sulla legittimità del nuovo statuto. Il Tar del Lazio ha risposto che le elezioni si sarebbero potute tenere nella data stabilita. A metà febbraio abbiamo organizzato un sit-in davanti alla Siae per far sapere all’opinione pubblica come si stava trasformando l’ente che raccoglie i proventi da diritto d’autore e le cui azioni hanno un effetto diretto su consumi e attività culturali.
Qualcosa si è mosso. Qualche giornale si è interessato alla vicenda. Qualche esponente politico ci ha dato ragione. Purtroppo abbiamo registrato un silenzio assordante dal mondo degli artisti. Peccato. Il 1 marzo, dunque, si sono svolte le elezioni della Siae. Il voto si poteva esprimere solo a Roma, presso la Direzione Generale della Siae, nel quartiere periferico dell’Eur. Ogni votante poteva raccogliere fino a un massimo di dieci deleghe. I votanti sono stati, comprese le deleghe, circa 2.500. La percentuale, sui 100.000 aventi diritto, è irrisoria. Tante le difficoltà anche per raccogliere le deleghe con firma autenticata.
Durante l’assemblea che si è svolta in concomitanza alle elezioni, molti sono stati gli interventi che hanno criticato fortemente l’impianto statutario e le modalità di voto. Applausi della platea, ma nulla è cambiato.
L’Arci ha sostenuto la lista ‘La Siae è di tutti’ dei piccoli autori ed editori promossa da Acep e Audiocoop che ha portato nel ‘consiglio di sorveglianza’ Alessandro Angrisano (Autori Musica) e Roberto Bonizzoni (Editori Musica). Da notare che non si ha ancora idea di quanti voti abbiano raccolto le liste. Sul sito della Siae non c’è nessuna informazione. Un ennesimo schiaffo alla trasparenza. Ora il consiglio di sorveglianza dovrà eleggere il consiglio di gestione, una sorta di consiglio di amministrazione, che al suo interno eleggerà il nuovo Presidente.
A questo punto abbiamo una Siae che è diventata nei fatti una SpA, poco trasparente e poco efficiente, che continua ad avere il monopolio nella raccolta dei proventi da diritti d’autore nel nostro Paese. Oltre a svolgere altre funzioni per conto di enti statali (come l’Inps) e di enti privati (come Scf). È evidente che la partita non può chiudersi qui.
Aspettando il pronunciamento del Tar del Lazio sul nostro ricorso contro il nuovo statuto, chiederemo che i rappresentanti della lista ‘La Siae è di tutti’ informino puntualmente sui prossimi delicati adempimenti, compresa l’elezione del consiglio di gestione e del Presidente. Ma dovremo aprire una nuova vertenza: la fine del monopolio della Siae. Con queste premesse e con questi risultati, appare chiaro che la strada per riformare davvero il diritto d’autore e le forme di raccolta dei proventi è quella di recepire le direttive europee, cui l’Italia dovrà presto adeguarsi, sulla concorrenza tra società di collecting.
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Fonte www.arci.it