Sembra un giorno come tanti altri. Torino, d'inverno, avvolta dal fumo scuro dei riscaldamenti a carbone... Nemmeno una giornata particolarmente felice. Un signore si accascia a terra, morto, dopo aver bevuto un caffè; scompare nei cieli un piccolo velivolo da turismo decollato da Caselle; muore l'incisore Marcello Boglione, maestro all'Accademia Albertina di Belle Arti, mentre in Parlamento si discute la situazione in cui versano gli Enti Lirici.
Invece qualcosa di impercettibile accade quella sera, il due febbraio 1957. In un appartamento di via Principe Oddone, si trovano una ventina di persone. Non si tratta, però, di un incontro tra amici per bere un bicchiere di vino o giocare a carte. Questo gruppo, insolito ed eterogeneo, ha deciso di commemorare la morte del leggendario Arturo Toscanini a poche settimane dalla sua scomparsa. Decisero che, per farlo, sarebbe stato bello farsi prestare quattro dischi e un giradischi. Così ricordarono insieme la figura del Maestro, forse brindarono insieme alla sua memoria e poi si misero ad ascoltare l'incisione della settima sinfonia di Beethoven da lui diretta, fino a che un vicino di casa, deciso a conquistare le sue ore di sonno, non interruppe quel momento magico bussando insistentemente sul muro.
Quell'interruzione, brusca e inattesa, non mise fine a quello che diventò un progetto comune: il pensare alla musica – non quella delle canzonette, che imperversavano allora (come oggi, seppur in forma diversa) - come forma di ricreazione per i lavoratori. Non, dunque, banale svago, ma rinascita e rieducazione attraverso le armonie e ai suoni. Convinti, fondarono uno dei primi Circoli Arci di Torino: il Circolo “Arturo Toscanini”.
Una operazione ardua, alla quale si associarono volontariamente musicisti, prevalentemente legati all'Orchestra Filarmonica e al coro RAI di Torino. Insieme a loro altri musicisti e musicologi. Si impegnarono, dapprima in una opera graduale di educazione all'ascolto. Presto si videro i frutti di questo impegno. Le difficoltà non furono poche, a partire dalla ricerca di una sede adeguata per ospitare i concerti del circolo. Però venne in loro soccorso il maestro Felice Casorati, allora Direttore dell'Accademia Albertina, convinto sostenitore del “Toscanini”.
E, dall'altra parte, furono coinvolti: le prime parti dell'orchestra RAI di Torino; artisti del calibro di Claudio Abbado; compositori come Dallapiccola, Ghedini, Ferrari, Fellegara (allora direttore della Società Italiana di Musica Contemporanea), Manzoni, Donadoni; musicologi come Della Corte, al quale è intitolata la principale biblioteca musicale di Torino, e così via.
L'opera instancabile del Circolo “Toscanini”, che lentamente si spense per chiudersi negli anni '80, non è stata dimenticata dall'Arci di Torino. Da una parte tutto ciò che fu raccolto è ancora conservato. Dall'altra parte, l'attenzione per la cultura e per l'opera specifica, così preziosa, del “Toscanini”, non è stata dimenticata, cosicché intendiamo raccoglierne i frutti e farli crescere, coerentemente con i suoi principi originari... A presto, per gustarli!