Ontologia dell’umano nello stile di Tsukamoto
La "caratterizzazione" è il motore dei film di Tsukamoto, una descrizione esente da neutralità mimetica che, attraverso le figure dell'enunciazione filmica, dà voce al non detto e smaschera i nascondimenti del quotidiano. La visione doppia di Kotoko, ad esempio, porta alla luce l'alter-ego celato degli individui, il meccanico de-geometrizzato che infesta il mondo di Tetsuo scopre quel deteriore implicito nel progresso tecnologico che il sistema infosferico vuole tacere.
Un'ontologia “materiale” direbbe Hussler, di quelle cioè che si rivolgono a “settori o aspetti specifici della realtà, o alla loro rappresentazione in determinate teorie”, nel cui fondo si rivela, in questo caso, una tendenza di tipo prescrittivo, strawsonianamente intesa, volta cioè a evidenziare le strutture del reale anche a costo di contraddire l'immagine che ne abbiamo in base al senso comune, alla sua ontologia e al linguaggio ordinario.
Shinya Tsukamoto è considerato capofila del cinema cyberpunk nipponico.
La sua una carriera esemplare per coerenza e credibilità artistica, che lo ha visto impegnato in ogni opera da lui diretta anche in veste di curatore della fotografia, di sceneggiatore, di produttore, di montatore, e, in molti casi, di attore, con una malsana propensione per i ruoli “da cattivo”.
Una forma filmica dotata di una densità significazionale di rara levatura, una potenza visiva praticamente unica che sposa una poeticità intima e profondamente sentita ma esente da mollezze e in grado, anzi, di raggiungere punte di crudeltà esemplari, artaudiane nella loro cristallinità.
Tsukamoto ha vinto Il premio nella sezione Orizzonti al Festival del Cinema di Venezia del 2011, il Corvo d’argento al Festival Internazionale Del Cinema Fantastico di Bruxelles del 2004, il premio della giuria al festival di Venezia nel 2002, il Fantafestival di Roma nel 1989 e numerosi riconoscimenti minori, al suo cinema è stata dedicata una sterminata pletora di libri, saggi, articoli, cicli di proiezioni e manifestazioni e a più di vent’anni dagli esordi cinematografici è ancora il regista feticcio per molti critici e cinefili.
Sicuramente uno dei più grandi creatori di immagini del nostro tempo.
Giulio Vicinelli è un semiologo del cinema, sound-designer e producer che alla stesura di saggi e articoli di argomento filmologico affianca la composizione-produzione di musiche per il mercato discografico, il cinema e la tv.
Insegna audiovisiogena del cinema e dello spot pubblicitario presso il NoLab di Milano e ha appena pubblicato il saggio “Ontolgia dell’ umano nello stile di Tsukamoto” per le edizioni Mimesis.
Per Cinema Critico pubblica recensioni cinematografiche e articoli divulgativi in qualità di redattore e autore.
Ingresso libero riservato ai soci ARCI.