“Benvenuti nel mondo psichedelico dei Vibravoid, il luogo elettronico dove l’amore è libertà” (dal sito ufficiale). Cominciare l’anno nuovo con i Vibravoid è un’esperienza assai eccitante: tuffarsi nel vortice del loro space rock è un’esperienza allucinante e liberatoria, come i loro acclamati concerti freak in terra teutonica. Sono quattro ragazzotti assoldati dalla ciurma della Nasoni per dare vita ad un festival kraut-psichedelico: Sven S alle percussioni, Peter M al basso narcotico, Michael G e Christan K serrati dietro una montagna di chitarroni, pedaliere, synths analogici e persino il buon vecchio theremin. Dopo una manciata di spilt album e singoli, nel 2002 tirano fuori dal cilindro questo “Void vibration”, rigorosamente in vinile bianco con tanto di manifestino freakkettone del loro “Love Festival”. Parlare ancora di amore e pace sarà un po’ demodè (ma noi ci crediamo con tutto il cuore) e i Void ci deliziano con un’ideale colonna sonora per l’amore libero e le manifestazioni per la pace. Sette pezzi nel migliore stile space rock alla Hawkwind: una lineare base ritmica su cui chitarre e tastiere tessono le loro trame cosmiche. “Black and white” aggredisce l’ascoltatore, lo stordisce letteralmente: quando è cotto al punto giusto arriva “Creepy people” che lo culla e lo coccola. Questi qui la sanno lunga… Pur spaziando tra rock cosmico, psichedelia più o meno pesante e tradizione kraut, i Vibravoid talvolta riescono anche a dare il proprio tocco di personalità, come nelle liquide profondità di “Adjustment”, che non dispiacerà persino agli amanti degli Air più sfuggenti. Con “Echovoid” entriamo in territori mistici alla Popol Vuh mentre “Vivid vision” è uno strambo punk siderale, avvolto dai synths come la scia di una cometa. Chiude il disco la lunghissima title-track: senza dubbio il momento migliore del disco, profondamente suggestivo ed evocativo, elabora una trama semplice con mille sfumature di chitarre, avvolgendo l’ascoltatore in un’ossessiva spirale senza ritorno. Lucidi o pazzoidi che siano, i tedeschi Vibravoid hanno realizzato un disco piacevole. Peccato che sia non solo negli standard della Nasoni ma in generale nella media dei dischi space degli ultimi trent’anni…
Ingresso riservato ai soci ARCI, contributo richiesto ai soci 6,00 euro.