Serena (alias Krusty tra i suoi amici e nel suo variopinto mondo di pennelli e tavolozze), vent’anni, studentessa dell’Accademia Albertina. Inizia fin da piccola a dedicarsi al disegno, alla pittura e a quelle che nel linguaggio tecnico dei professionisti prendono il nome di arti figurative. Studia al Liceo Artistico R.Cottini nel Progetto Michelangelo, e con orgoglio riscatta l’immagine di quegli studenti che, derisi dall’opinione pubblica, dedicano gran parte del proprio tempo alla produzione artistica, sebbene leggermente vincolata da stilemi accademici. “Il disegno e la pittura sono i mezzi che mi aiutano meglio ad esprimere ciò che ho dentro”, chiarisce Serena, anticipando quello che risulta essere il suo modus pingendi.
Alla scoperta del mondo della giovane pittura. “La gente si abitua subito a vedere, mai troppo a capire”.
“Circa due anni fa, anche grazie ad un mio professore, mi sono slegata dall’insegnamento meramente scolastico e ho iniziato la mia ricerca interiore. Ricerca intesa sia per quanto riguarda il soggetto, sia per quanto riguarda il modo di rappresentarlo. Importantissimo in pittura è il tocco, il gesto con cui definisci ciò che rappresenti. Ognuno ha un suo modo di rappresentare: si può rappresentare la situazione sociale o i tempi che corrono; io, invece, rapporto la mia arte a quella che è la sfera psicologica ed emotiva delle persone”. In un suo olio, Serena rappresenta sé stessa, buffamente seduta sul manubrio di una cyclette; è un messaggio: tutti, in fondo, ci sentiamo un po’ fuori luogo, controtendenza, al contrario.
Serena, nonostante la giovane età, ha già trovato il modo di esporre (nello scorso luglio) presso l’Associazione Culturale “Sonic”, dove ha sperimentato la gioia nel vedere il plauso del pubblico, che ha acquistato alcune sue tele. Purtroppo non sempre le occasioni di esposizione per i giovani pittori sono positive: bisogna saper selezionare con attenzione ammonisce Serena. “Esistono iniziative, ma bisogna cercare e valutare”.
Il mercato dell’Arte, dunque, può spesso logorare l’intento primigenio dell’espressione pittorica, cioè quello di fungere da mezzo di comunicazione con il mondo e la realtà esterna. “L’arte non può essere un percorso indotto, deve essere una scelta personale e sentita”, afferma Serena. “Bisogna abbattere – continua la giovane pittrice – il muro tra le persone e l’Arte. La gente andrebbe addomesticata. Se entrassi in una galleria e vedessi una serie di quadri esposti, anche io non capirei il nesso logico; più che un gallerista, sarebbe necessaria la presenza materiale del pittore che spieghi al pubblico la sua opera”.
Ma perché le persone creano questo “muro”? Forse perché reputano l’Arte un accessorio, o l’attività di persone un po’stravaganti e fuori dalle righe. L’Arte non è un rigurgito banale di interiorità confuse: è dapprima una ricerca interiore, ma poi una sistemazione procedurale, consapevole e studiata. Il pregiudizio e il pressapochismo uccidono l’arte: “Sono tutti molto abituati a vedere, mai troppo però a capire. Squarciare la tela, come Lucio Fontana, non è un gesto che tutti possono fare: dietro c’è un’elaborazione, un sentimento, un motivo che va compreso. Anche il giudizio “bello” o “brutto” calzava bene per un’Arte oggettiva, non per quella contemporanea, in cui la categoria di bellezza è solo uno degli aspetti del Gusto”.
Una giovane artista che, con l’occhio interiore di Magritte, la ricerca impetuosa e violenta del Die Brüke, il tocco violento e materico dei Fauves, la lezione di Odilon Redon (nella dissolvenza ed evanescenza del contorno, utile alla dissociazione del soggetto dalla realtà), si augura un giorno di poter trasmettere questa sua immensa passione.
Ingresso libero riservato ai soci ARCI.