Non si taglia la democrazia! (editoriale di Paolo Beni)

Non si taglia la democrazia! (editoriale di Paolo Beni)

A chi opera nel sociale non mancano certo tenacia e pazienza, ma non è detto che sia disposto a farsi prendere in giro.

Nell'approccio del Governo Monti verso il terzo settore si è passati dalla disattenzione all'aperta ostilità e alla mancanza di rispetto. Pochi mesi fa criticammo l'abolizione dell'Agenzia, che svolgeva una funzione istituzionale importante per il suo ruolo di terzietà fra pubblica amministrazione e terzo settore. Il Governo rispose di voler colmare la lacuna valorizzando il ruolo degli osservatori nazionali dell'associazionismo e del volontariato. Ci abbiamo creduto e abbiamo offerto la nostra disponibilità a collaborare, ma dopo poche settimane hanno soppresso anche gli osservatori senza nemmeno avvertirci.

Il tutto per gli effetti della spending review e in nome di non si sa bene quali risparmi, visto che gli osservatori non costano niente e si reggono sull'impegno gratuito delle associazioni. Ma c'è di più, la mannaia si abbatte anche su decine di altri organismi operanti presso le pubbliche amministrazioni, dal comitato per i minori stranieri alla consulta dei migranti, dalla commissione sull'esclusione sociale alla consulta del servizio civile, agli organismi similari istituiti presso Regioni ed enti locali. Praticamente un colpo di spugna che cancella ogni sede di confronto istituzionale e di collaborazione fra i soggetti del terzo settore e la pubblica amministrazione.
Un atto tanto più grave in quanto mortifica il contributo dei soggetti sociali alle politiche di welfare proprio nel momento in cui il terzo settore sta sostenendo la parte più debole del paese di fronte al disagio prodotto dalla crisi.
Un grave errore, che avrà pesanti effetti negativi sulla coesione sociale.

È preoccupante che si pensi di ridurre la spesa pubblica tagliando proprio le sedi della partecipazione e della rappresentanza. È una scelta che tradisce il fastidio verso il dialogo sociale e l'insofferenza nei confronti della concertazione da parte di chi evidentemente ritiene il protagonismo dei cittadini solo un intralcio e la democrazia una perdita di tempo.
«Non disturbate il manovratore se non volete che salga lo spread», sembra essere il messaggio di questo governo. Ma attenzione, da lì a far passare l'idea che chiunque avanzi dubbi non graditi ai mercati è nemico dell'interesse nazionale il passo è breve. A quel punto il mercato avrebbe davvero finito di uccidere non solo l'economia e i diritti sociali, ma anche la democrazia.

(Arcireport n.27 del 24 luglio 2012)