Troppi i volti della violenza sulle donne

Troppi i volti della violenza sulle donne

a cura del Centro Donna di Collegno
Comitato Arci Valle Susa

Esprimiamo  indignazione,  ribrezzo  e condanna per gli stupri accaduti nelle ultime settimane; ma parimenti per la strumentalizzazione della violenza sulle donne di cui alcuni attori dei media e della politica sono stati capaci. Perciò di qui vogliamo partire: dall’esprimere con vigore l’indignazione per gli accaduti e per molte delle parole con cui sono stati offerti e commentati alla cittadinanza. Non vogliamo però fermarci a questo.
Quello che vogliamo evitare è che la forza attrattiva di un evento così clamorosamente grave, distolga l’attenzione dai dati che denunciano la drammatica ordinarietà del fenomeno della violenza sulle donne.
Le  caratteristiche  eclatanti dei  fatti accaduti - di  indiscutibile ripugnanza - mettono in ombra ed allontanano il pensiero comune dalle caratteristiche ordinarie e gravi del fenomeno del maltrattamento e della violenza sulle donne.
Le donne vivono esperienze pervasive e lesive entro le mura di casa, nella relazione con i compagni e i propri partner. Terribile paradosso: laddove ci si dovrebbe sentire al sicuro, al riparo, protette e amate, là si viene colpite sotto più punti di vista: psicologico, fisico, economico, sessuale.
I dati ISTAT riportano che il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Nonostante le campagne di sensibilizzazione culturale contro la violenza sulle donne e la promozione delle pari opportunità, continuiamo a vivere  in una società in cui il dialogo e la relazione tra i generi avvengono ancora con esercizio di prevaricazione, dominio, possesso, potere e controllo del maschile sul femminile fino all’annientamento psicologico ed economico e al femminicidio.
L’esistenza  dei  centri  antiviolenza  ha permesso in questi ultimi anni alle donne di riconoscere dei luoghi in cui dare parola all’esperienza maltrattante, trovare aiuto, sostegno e provare a rompere la posizione di vittima cercando delle vie di fuoriuscita e cambiamento.
Il lavoro di accompagnamento allo svelamento e alla fuoriuscita dalla violenza è un lavoro lungo, delicato, che necessita di intrecci e collaborazioni multi professionali e di reti istituzionali e sociali. È
importante rilevare che la percentuale di donne che approda alla denuncia è di gran lunga inferiore al numero di donne che realmente subisce. Riteniamo che il lavoro dei CAV (Centri Anti Violenza) sia inscindibile da un lavoro sulle nuove generazioni con un’educazione alla relazione sentimentale, al  dialogo, al rispetto delle differenze che caratterizzano i generi.
È sempre più urgente riconoscere che la  violenza sulle donne ha radici e significati cultuali, storici e relazionali da  contrastare  e  prevenire. Sarebbe importante che l’educazione relazionale e sentimentale  fosse considerata materia di programma ministeriale e non solo un’attività laboratoriale attivabile in base alla sensibilità dei docenti e ai fondi disponibili per i progetti.

ArciReport numero 27, 14 settembre 2017