Perché in Italia di Tav non si può discutere? (di Monica Frassoni)

Perché in Italia di Tav non si può discutere? (di Monica Frassoni)

Creato: Thu, 29/03/2012 - 22:01
di: Piemonte
Perché in Italia di Tav non si può discutere? (di Monica Frassoni)

Nel dibattito che si sta drammaticamente svolgendo intorno al tunnel della Valsusa, si continuano a raccontare molte cose non vere, che falsano completamente la discussione pubblica e acuiscono la sensazione di un discorso chiuso e che è inutile riaprire.

Basterebbe leggere i documenti di LTF, l'accordo intergovernativo, la decisione della ministra francese di riconsiderare quasi tutte le grandi opere ferroviarie e la proposta della Commissione Europea ‘Connecting Europe’ sulle reti TEN, per capire che non solo nulla è davvero definitivamente deciso sul tunnel di base, ma anche che siamo in alto mare per quanto riguarda la concreta dimostrazione della sostenibilità finanziaria dell'opera e della sua reale utilità. E basterebbe analizzare gli stessi quaderni dell'Osservatorio di Virano pubblicati prima dell'uscita delle amministrazioni contrarie all'opera, dove sono descritte per bene le tappe che la Lione-Torino avrebbe dovuto seguire e che mettono chiaramente il tunnel all'ultimo posto nelle priorità.

Insomma, siamo nel campo della pura professione di fede, per cui si riesce a dare per buona l'ipotesi che un'opera che forse si comincerà concretamente a costruire fra quattro o cinque anni e sarà completa (dati LTF) nel 2035/40 - a fronte di una linea oggi utilizzata al 20% delle sue attuali potenzialità - potrà davvero avere un impatto sulla crisi economica e di occupazione attuale.

Soprattutto se si considera che il progetto di cui oggi si parla non è definitivo, ma è stato approvato dal CIPE con 222 prescrizioni importanti e tutti sanno molto bene che le infrastrutture non bastano per assicurare il trasferimento modale gomma/ferro. Con le tariffe, i contributi e le deduzioni di cui godono gli autotrasporti, è impossibile pensare che sia competitivo passare le merci sui treni, anche se ci fosse il tunnel e la linea più veloce del mondo.

L'UE sta nel bel mezzo di una procedura legislativa che ha l'obiettivo di definire entro il 2013 quali progetti saranno finanziati con quali e quanti soldi. Nell'accordo intergovernativo fra Francia e Italia, firmato in pompa magna nel gennaio 2012, si dice chiaramente «l'accordo non ha come oggetto di permettere l'avvio dei lavori sulla parte comune che richiederà un protocollo separato tenendo conto in particolare della partecipazione definitiva della UE al progetto». Quindi nulla di definitivo. Inoltre Nathalie Kosciusko-Morizet, Ministro francese dell'Ecologia e dei Trasporti, ha indicato nel dicembre 2011 «la ricetta per uscire dalla grave crisi: dare priorità alla manutenzione e al rinnovo della rete ferroviaria classica e sottoporre lo sviluppo delle linee ad Alta Velocità ad una valutazione esterna indipendente per superare la confusione tra decisioni politiche e tecniche su tutti i progetti, con l'esclusione delle quattro linee i cui lavori sono in corso», tra le quali ovviamente non figura la Lione-Torino. Perché mai questo riesame ragionevole non può avvenire anche da noi?

Monica Frassoni, co-Presidente del Partito Verde Europeo (EGP)

(Arcireport n.9 del 7 marzo 2012)
www.arci.it