«Siamo cinquantasei associazioni di massa, insieme rappresentiamo circa nove milioni di iscritti. Molti dei nostri soci naturalmente neppure sanno di far parte di Solidar, ma potrebbero essere un potenziale straordinario, in un momento che e' davvero inusuale e drammatico. In pochi anni, il progetto europeo potrebbe non esistere più.»
Non è una relazione formale, quella del presidente Josef Weidenholzer, dell'associazione austriaca Volkshilfe Osterreich, europarlamentare eletto nelle liste socialdemocratiche, nella sessione di apertura della Assemblea Generale di Solidar svolta a Bruxelles il 6 e 7 giugno.
«L’Unione Europea ha messo in campo misure inappropriate e sbagliate. Il patto fiscale, che non è stato deciso dalle istituzioni democratiche, sta distruggendo paese dopo paese. In molti paesi la destra estrema avanza, come successe negli anni Trenta, e avanzerà ancora, se non le forze progressiste non sapranno mettere in campo un progetto credibile e popolare».
Solidar potrebbe essere uno strumento assai utile a rappresentare la società civile organizzata che non si rassegna, che reagisce, che può riempire il vuoto di futuro e di speranza che alberga in milioni di cittadini europei, proponendo una idea positiva e possibile di società diversa.
Il presidente cerca di produrre uno scarto, nel dibattito e nel modo di agire della rete. Spinge a darsi innanzitutto un linguaggio diverso, abbandonando il gergo da addetti ai lavori europei, incomprensibile ai più. Accoglie le critiche, che nella rete si sono alzate nell'ultimo periodo, di subalternità al gruppo socialista: anche se la maggioranza delle organizzazioni aderenti ha salde radici socialdemocratiche, tutti rivendicano autonomia.
Solidar ha senso se opera come ponte di dialogo e collaborazione fra tutte le forze di sinistra e progressiste in Europa. Di fronte ai rischi che la democrazia e i diritti stanno correndo in Europa, l'obiettivo di un largo fronte democratico raccoglie molti consensi. Saranno i fatti a dire se le scommesse dell'assemblea si tradurranno in realtà.
L'Assemblea ha rieletto Josef a presidente e ha rinnovato gli organismi. Per la prima volta, con una eccezione alla regola, nel Board ci sono due italiani, Sergio Bassoli della Cgil che è stato riconfermato ed eletto coordinatore del gruppo di lavoro sulle questioni internazionali, e Raffaella Bolini per l'Arci.
Come in altre reti molta parte del lavoro di Solidar (che è fatto di campagne, informazione, dialogo e lobby con le istituzioni) passa attraverso i gruppi di lavoro: internazionale, politiche sociali ed educazione popolare.
Un focus particolare in questo prossimo mandato sarà messo sui diritti dei migranti. I diversi gruppi di lavoro dell'Arci potranno quindi interagire, conoscere, scambiare, produrre iniziativa e progettazione europea, come alcuni hanno già cominciato a fare, e contribuire anche in questa sede alla mobilitazione necessaria per riprenderci l'Europa e riaprire gli spazi democratici essenziali alla difesa e all'allargamento dei diritti. Un primo momento utile per un nuovo incontro allargato e sul campo fra Solidar e l'Arci sarà sicuramente Firenze 10+10, l'incontro europeo per la ricostruzione dello spazio pubblico democratico che si terrà a novembre, in occasione del decennale del primo FSE. Tutte le reti associative europee a cui l'Arci partecipa si sono già impegnate a esserci.
(14/06/2012)
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