«Sono molto felice. Non speravo di avere, raggiunta questa età, un’occasione così bella e vi ringrazio molto per essere giunto oggi a questo traguardo con voi. Non avrei pensato di condividere questo percorso con tante persone che hanno voluto essere qui oggi o che hanno contribuito alla riuscita di questa straordinaria giornata»: attesissimo e acclamato dalla piazza, che lo invoca più volte con cori e applausi, Stefano Rodotà conclude con un discorso schietto, essenziale e fortemente evocativo la grande manifestazione Costituzione: la via maestra, nata in difesa della Carta Costituzionale italiana, ma anche e soprattutto per rivendicare la sua applicazione.
Parlare di felicità potrebbe risultare quasi provocatorio, al termine di questa giornata, dopo aver ascoltato le voci sul palco e quelle della gente comune, giunta da tutta Italia per manifestare con tanti colori, dal blu della Via Maestra scelto per le magliette all’arcobaleno delle immancabili bandiere e sciarpe della pace al nero dei nastrini portati in segno di lutto per le centinaia di persone annegate solo pochi giorni fa nel Mediterraneo, con in mano stampe degli articoli della Costituzione, con i cartelli che urlano ‘Vergogna!’ per la strage di Lampedusa (sono quelli realizzati dall’Arci) e con altri altrettanto drammatici, come ‘Senza stipendio, senza pensione, senza lavoro’ del Coordinamento esodati.
Sono messaggi di indignazione, di rabbia, messaggi indirizzati al Governo e al Parlamento, che chiedono con forza che la Costituzione non sia più calpestata e umiliata: sono i messaggi di «tante persone diverse, che fanno cose diverse e continueranno a fare cose diverse - come spiega Maurizio Landini – sono sindacalisti, giuristi, esodati, studenti, lavoratori, disoccupati, migranti, che non avrei mai pensato potessero essere messe insieme da un unico documento», quello appunto lanciato dai cinque promotori (Rodotà, Zagrebelski, Carlassare, Ciotti e Landini) che ha dato il via a questo grande percorso culminato in piazza del Popolo il 12 ottobre. Un percorso che non si conclude qui, come ribadisce ancora una volta Landini: «Quello che ci unisce nella lotta quotidiana che facciamo tutti i giorni è la lotta per l’applicazione dei principi fondamentali della Costituzione. Non è la fine di un percorso, ma la tappa di un percorso che dobbiamo continuare nelle fabbriche, nelle scuole, nei territori».
Un percorso variegato che ha davvero messo insieme decine di associazioni, organizzazioni, movimenti, alcuni partiti e tantissimi singoli, nomi della cultura e dello spettacolo: ci sono gli studenti rappresentati da un’agguerrita Diana Armento della Rete della Conoscenza, secondo cui «l’università è oggi la più grande fabbrica di precarietà del nostro paese, e allora la Costituzione deve vivere anche e soprattutto a partire dalle lotte sociali in cui siamo quotidianamente impegnati con i nostri temi»; ci sono i migranti, difesi dalla nostra Edda Pando, che ricorda che «la Costituzione italiana è ora anche di quelle persone come me, uomini e donne che vivono in questo paese, dei nostri figli nati e cresciuti qua ma che non sono considerati italiani. Noi la Costituzione l’abbiamo fatta nostra».
Ci sono i cattolici, fortemente rappresentati dall’appassionato don Luigi Ciotti, che, «tenendo come punti di riferimento il Vangelo e la Costituzione e figure come Don Gallo, che sicuramente sarebbe stato in piazza con noi oggi, e don Tonino Bello, il prete dei poveri e degli ultimi, devono operare con impegno e coerenza, perchè la nostra Costituzione diventi carne, vita».
Un altro messaggio però lo rivolge a tutti: «Siate eretici, perchè l’eretico è una persona che sa scegliere, che sa esprimere in modo civile un giudizio autonomo, eretico è chi ama la ricerca della verità e che concepisce la verità sempre come ricerca e mai come possesso».
E ancora, c’è il messaggio di Sandro Plano, presidente della comunità montana Valle di Susa e Val Sangone, c’è l’appello di Melting Pot per l’apertura immediata di corridoi umanitari, c’è la citazione dell’indimenticabile capo dello Stato Sandro Pertini che amava ricordare che «dietro ogni articolo della carta stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza; quindi la Costituzione è una nostra conquista, che dobbiamo difendere a tutti i costi».
Insomma, una vera e propria «coalizione dei vincenti» come l’ha definita Rodotà, capace di mettere assieme tutte quelle battaglie che hanno avuto successo nel nome della Costituzione: dal referendum sull’acqua pubblica a quello comunale sulla scuola di Bologna, dall’assunzione delle maestre precarie a Napoli in violazione del patto di stabilità alla sentenza della Consulta sui rappresentanti sindacali della Fiom. E quelle ancora da combattere, come racconta Landini dopo aver parlato con un detenuto nel carcere romano di Rebibbia, che gli ha detto: «Anziché spendere soldi per costruire nuove carceri, li spendano per insegnarmi un lavoro e reinserirmi nella società. Un buon modo per attuare un articolo della Costituzione».
E allora anche la felicità evocata da Rodotà piace, perchè lancia un messaggio di speranza e di volontà di continuare in questo impegno comune: «Non fermiamoci qui, c’è bisogno di tutti voi». Si continua subito, proprio in questi giorni, con un nuovo appello dei cinque promotori indirizzato ai senatori sulla revisione dell’art. 138 della Carta.
Ortensia Ferrara
-> I video con tutti gli interventi dal palco sono su www.costituzioneviamaestra.it
-> Appello dei promotori di ‘La Via Maestra’ ai senatori: sulla modifica dell’art. 138 consentite il referendum
Dopo la manifestazione del 12 ottobre, i firmatari dell’appello La Via Maestra chiedono ai senatori di non approvare, con la maggioranza dei due terzi, la legge 813-B, che consente la deroga all’articolo 138 della legge fondamentale dello Stato, quello in cui è stabilito il processo di revisione costituzionale.
Di seguito il testo dell’appello:
«I firmatari e i sostenitori della Via Maestra chiedono ai senatori della maggioranza che, con un comportamento democratico, responsabile e trasparente evitino che la legge costituzionale 813-B (che consente la deroga all’articolo 138 della Costituzione), venga approvata con la maggioranza
dei due terzi. Tale maggioranza preclude infatti la possibilità di ricorrere al referendum. Sarebbe sufficiente che un limitato numero di senatori (più di 23) non partecipasse alla votazione finale prevista per domani 15 ottobre, consentendo così a tutti i cittadini di esprimersi con un referendum su un provvedimento che incide profondamente sul sistema delle garanzie costituzionali e crea un pericoloso precedente per il nostro paese. Allontanando ancora di più la classe politica dai sentimenti di molta parte degli italiani».
(15/10/13 - Arcireport n.37)