Con l’approvazione ieri alla Camera della proposta di legge contro omofobia e transfobia, per la prima volta viene deciso di introdurre nel codice penale questa fattispecie di reato, estendendo anche ad esso le aggravanti previste dalla legge Mancino per i reati di razzismo e antisemitismo.
Si tratta di un risultato importante, che avvicina a quella europea la legislazione italiana in materia.
Purtroppo questo significativo passo avanti nella tutela dei diritti delle persone lgbt rischia di venire in buona parte vanificato dall’inserimento nel testo di legge del subemendamento Gitti, pericoloso per le interpretazioni cui può dare adito.
In nome della salvaguardia del ‘pluralismo delle idee’ si individua, con quell’emendamento, una sorta di zona franca, che riguarda partiti, sindacati, istituzioni culturali, sanitarie, di istruzione, di religione o di culto, cioè gli ambiti in cui si costruisce opinione o istituzionalmente dedicati ad attività formative.
Un specie di salvacondotto per partiti xenofobi e razzisti (e non a caso l’emendamento è stato votato anche dalla Lega), ma soprattutto per quegli insegnanti, parroci, medici che potranno, in nome di una distorta concezione della salvaguardia del pluralismo delle idee, continuare a esprimere su problematiche così delicate il loro libero pensiero, senza nessun vincolo e perpetuando quella cultura discriminatoria (se questo è ciò che pensano) che proprio con questa legge si voleva cominciare a estirpare.
La violenza contro i ‘diversi’ non si sostanzia infatti solo in aggressioni fisiche o verbali, ma anche, e in modo molto più subdolo e pericoloso, con atti e giudizi fatti passare per oggettivi e invece intrisi della più retriva ideologia. Così si costruisce quel substrato culturale che può generare comportamenti apertamente razzisti. La storia che abbiamo alle spalle ha molto da insegnarci in questo senso.
La discussione parlamentare ha dimostrato quanta strada ci sia ancora da fare per eliminare ogni forma di pregiudizio e per la piena affermazione della dignità e dei diritti di tutte e tutti, compreso il diritto a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere.
Ci auguriamo che in sede di seconda lettura al Senato il testo venga migliorato, eliminando le parti che rendono il provvedimento contraddittorio e scarsamente efficace per i fini che si propone.