Con un F35 in meno 35mila giovani potrebbero partecipare al Servizio Civile

Con un F35 in meno 35mila giovani potrebbero partecipare al Servizio Civile

La denuncia di ASC: Ci sono volute tre manovre nel 2011 per un totale di 81,2 miliardi di euro per rompere il tabù sui media delle spese militari. La questione sollevata per anni da poche associazioni e singoli parlamentari meritori adesso è diventata di rilevanza nazionale e le prime risposte dalla Difesa non sono incoraggianti. Si pensi che con un solo F35 in meno, che costa sempre di più, 35mila giovani potrebbero ogni anno partecipare al Servizio civile nazionale. Un SCN che lega le capacità pratiche alla formazione alla pace e alla solidarietà. Un'esperienza però agli sgoccioli dopo gli ultimi tagli del Governo Berlusconi. Confidiamo che il nuovo Governo invertirà questa tendenza. 
Come organizzazioni sociali operanti per la pace e la cittadinanza attiva, il nostro contributo alla mobilitazione per un nuovo modo di difendere il nostro Paese parte dal cuore della nostra esperienza trentennale. 
Le persone, civili o militari, sono la principale ricchezza di ogni organizzazione e quindi rispetto alle scelte fatte fino ad oggi di firmare contratti per armi costosissime (e alcune, a giudizio di molti, anche incostituzionali) e seminare illusioni e frustrazioni fra i giovani militari volontari e loro famiglie il disaccordo è netto. Anche nelle Forze Armate serve una politica attiva di organizzazione aziendale del personale tagliando ruoli e funzioni sopravvissute alla riforma del 2000. Ma sono le finalità della riforma che ci stanno a cuore e ne segnaliamo due. La prima riguarda la costruzione della pace, che per la nostra Costituzione è l'obiettivo anche per l'impiego delle Forze Armate. Impiego che ha limiti intrinseci e fallisce se non combinato e integrato con la costruzione della società civile, dell'infrastruttura statuale, della rete economica, se si vuole davvero che gli interventi armati siano una parte della costruzione delle condizioni di pace. Chiediamo che il dibattito sulla riforma della componente militare della difesa trovi la sede istituzionale dove il mondo del non profit - a cominciare dalla ONG - delle amministrazioni pubbliche e delle imprese private si confrontino con quelle militari e diano risposte adeguate, motivate in modo trasparente e integrate alle caratteristiche presenti e future della sicurezza. La seconda riguarda l'Europa. Dopo il salvataggio dell'euro, la difesa sarà il nodo successivo e se è chiaro a tutti che più Europa significa anche difesa europea chiediamo che, dando seguito a documenti ufficiali già approvati, essa si fondi su una componente civile e su una militare. Questo sembra essere a giudizio di molti esperti il solo modo di coniugare risparmi ed efficienza duratura. Anche per questo il programma degli F35 (concorrenziale alla difesa europea) va abbandonato, non congelato. In questo quadro avrebbe rinnovato orizzonte anche la riforma culturale e legislativa del Servizio Civile Nazionale nel quarantesimo anno dalla approvazione della legge sull'obiezione di coscienza al servizio militare, avvenuta nel dicembre del 1972, e mentre arriva al dunque la relazione fra ottenimento della cittadinanza italiana e partecipazione al SCN con la recente sentenza del Tribunale di Milano dopo il ricorso di un giovane pakistano a cui era stata rifiutata la domanda di servizio civile.

(18/01/2012)
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