Con la liberazione dell´Italia dal nazifascismo rinasce la possibilità per i cittadini di autoorganizzarsi in associazioni politiche, culturali, sportive, ricreative. In questo contesto vengono recuperate anche le esperienze effettuate dai lavoratori a partire da fine ottocento, compreso il recupero del patrimonio culturale e immobiliare legati a quella fase della storia nazionale, traumaticamente interrotta dal fascismo.
I cittadini, i lavoratori sono impegnati al restauro e alla ristrutturazione degli immobili usciti fatiscenti dall´incuria e dalla guerra.
La volontà di creare centri di vita democratica si esprime attraverso una grande mobilitazione che comporta sottoscrizioni e lavoro volontario, nonostante le cattive condizioni economiche. Lo slancio entusiastico del dopo-fascismo non consente una sufficiente riflessione sui problemi legali, come quelli della regolarizzazione delle proprietà delle sedi sociali riconsegnate dai Comitati di liberazione; non si considera che, con la caduta del fascismo, i beni immobili del regime e delle associazioni, in quel periodo create, sono passati allo Stato. Ciò produce una situazione di incertezza del diritto che consentirà allo Stato, ai suoi organi di polizia e al Governo di avviare una azione multiforme contro il movimento associativo, specialmente quando questi è di matrice progressista e di sinistra. Già dal febbraio del 1945 l´Intendenza di Finanza comincia a reclamare come propri molti locali consegnati all´Associazionismo, riesce a sfrattare o a chiedere affitti consistenti alle forze sociali che vi sono insediate.
Non sono molti i CIRCOLI che riescono ad anticipare l´azione di rivalsa dello Stato chiedendo al Tribunale la convocazione dell´Assemblea dei soci per procedere all´annullamento della "donazione" forzata fatta a suo tempo dal fascismo.
Sempre nel ´45, nella seconda metà dell´anno, attraverso decreti, era stato deciso il futuro assetto di due importanti organizzazioni; l´OND (l´Opera Nazionale Dopolavoro, creata in periodo fascista) era stata denominata ENAL sotto la direzione di un Commissario di nomina governativa, il CONI era passato dalle dipendenze del Partito Nazionale Fascista a quella del Consiglio dei Ministri, senza modifiche alla legge istitutiva del 1942. Verso la fine del 1947 si consuma la rottura, a livello governativo, dell´unità antifascista, che produrrà conseguenze a cascata in tutte le organizzazioni unitarie). Sono le prime consegiuenze della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi. Dopo le elezioni del 18 aprile si succedono governi centristi forti. Lo Stato si accanisce contro i CIRCOLI della sinistra.
La censura contro il mondo della cultura riprende ad agire. E´ in questo contesto che, mentre le sinistre cercano di conservare l´unitarietà del movimento circolistico nell´ENAL, puntando alla sua democratizzazione, prima i cattolici, poi i repubblicani, costituiscono proprie organizzazioni del tempo libero; nascono le ACLI, l´ENDAS, la GIAC, ecc.., alle quali vengono riconosciuti tutti i benefici di legge e concessa l´utilizzazione di impianti e attrezzature appartenenti all´ENAL e al Commissariato della gioventu´. Nel 1955 il Ministro Scelba firma il nuovo statuto dell´ENAL, che non accoglie nessuna delle istanze di sua democratizzazione.
Matura cosi´ l´idea di costituire una organizzazione nazionale di tutti i CIRCOLI, CASE DEL POPOLO, S.M.S. che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici e antifascisti . In Alcune province italiane si formano alleanze tra i CIRCOLI e nel 1956 si costituiscono in "Alleanza per la ricreazione popolare". Un comitato nazionale di iniziativa promosso con particolare vigore dai CIRCOLI di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino indice il convegno "per una convenzione nazionale della ricreazione".
Il convegno si svolge a Firenze e discute un documento preparato dal "Comitato d´iniziativa" dove viene constatato che "manca un organismo nazionale il quale, al di sopra di ogni interesse di parte e compreso delle piu´ profonde aspirazioni civili e culturali del popolo, rappresenti l´espressione democratica di quanto di vitale esiste in questo campo. Manca cioe´ una organizzazione unitaria per la ricreazione dei lavoratori...".
La convenzione nazionale approva lo Statuto della COSTITUENDA ASSOCIAZIONE RICREATIVA CULTURALE ITALIANA (ARCI) ed elegge un Consiglio direttivo nazionale di 35 membri che rimarrà in carica fino alla convocazione del congresso nazionale.
La "Convenzione" e´, nei fatti, il primo congresso nazionale dell´ARCI.