Cosa stiamo aspettando?

Cosa stiamo aspettando?

Creato: Mon, 25/11/2019 - 12:06
di: Piemonte
Cosa stiamo aspettando?
 
Da qualche decennio tecnici, ambientalisti e movimenti, danno alcuni messaggi chiari sulla cura del territorio, i trasporti e su quali siano le opere pubbliche urgenti e necessarie.
La cronaca di questi giorni, come altre volte, conferma amaramente quanto esatte fossero queste inidicazioni.
 
1) Esperti trasportisti e movimento #NoTav hanno da sempre indicato come nelle reti ferroviarie non sia la tratta internazionale la prima sezione ad avvicinarsi alla saturazione, ma (ovviamente) i nodi ferroviari urbani. Pochi giorni fa i quotidiani nazionali (nel silenzio della politica piemontese e annessi madamine e madamini) ci hanno comunicato che Trenitalia diminuirà i Frecciarossa in partenza da Torino, perché il traffico nelle stazioni di Milano sta diventando ingestibile (!) e causa ritardi, pertanto con il nuovo orario invenrale avremo: -38% treni per Milano, -85% per Bologna, -93% per Firenze, -80% per Venezia.
 
2) Venezia si allaga a ripetizione ed in maniera drammatica, tutti invocano il completamento di un #MOSE ormai orfano: tutte le forze politche, a partire da quelle che per decenni hanno governato ininterrottamente il Veneto, si stupiscono che non sia ancora stato completato, me nessuno sa il perché.
Come nessuno spiega se l'acqua di questi giorni avrebbe scavalcato anche le barriere (ammesso che un giorno dovessero funzionare), o come la laguna sia stata modificata (non senza conseguenze) per renderla accessibile alle navi industriali e alle Grandi Navi da crociera (rendendo Venezia la terza città portuale più inquinata d’Europa), né si ragiona sul fatto che con i circa 5 miliardi di euro spesi per il MOSE si sarebbero potuti realizzare numerosi interventi meno impattanti e più efficaci.
 
3) Torino non è isolata dall'Europa, però - oltre a perdere molti treni verso altre città italiane - oggi non è raggiungibile in autostrada da Piacenza (una voragine si è aperta nei pressi di Villanova d'Asti) e da Savona (una frana nei pressi di Altrare si è portata via un pezzo di viadotto).
 
Ad ogni alluvione - e se ne capita più di una all'anno dobbiamo prendere atto del cambiamento climatico e smettere di considerarle delle straordinarietà - contiamo i danni e i morti, non è più rinivabile una strategia complessiva che riorienti la spesa e le politiche pubbliche verso la tutela dell'Ambiente e della Salute, non possiamo che ribadire quanto diciamo da tempo: la vera "Grande opera" è la messa in sicurezza del territorio, insieme alla ricostruzione in tempi certi dopo alluvioni, terremoti, e calamità naturali in genere.
Cosa stiamo aspettando?
 
Gabriele Moroni, Presidente regionale
ARCI Piemonte