di Andrea La Malfa, referente Memoria Arci nazionale
José Saramago scrisse «Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere». Pur nella forma perfetta, queste parole rimangono impresse per la loro durezza. Sono un vincolo, rappresentano un obbligo di oggi verso il passato e per il futuro. L’Arci è impegnata in maniera forte sulla memoria, in particolar modo su quella derivante dalla fine del nazifascismo. È infatti questo un periodo dalla simbologia potente per chi viene dalla nostra storia: i partigiani, la lotta per la Liberazione, i diritti conquistati. Con la Resistenza nasce la Repubblica e tornano i diritti, scritti su di una Costituzione rigida. Dalla Liberazione nasce anche il Manifesto di Ventotene, il ruolo delle donne nella Resistenza e l’allargamento del diritto di voto.
Nei nostri progetti sulla memoria che coinvolgono i giovani, una domanda che spesso i ragazzi pongono alla fine del percorso è «Cosa rimane oggi?», dando forse per scontate le conquiste di quei tempi. Questo nonostante risulti a noi sempre più evidente che il mondo di oggi fornisce analogie forti. Basti pensare ad esempio alla notizia di poche ore fa, sui presunti campi di concentramento in Cecenia dove sarebbero rinchiuse e torturate le persone omosessuali, coloro che ad Auschwitz- Birkenau avrebbero avuto dei triangoli rosa.
È stata inquietante la risposta del leader ceceno Ramzan Kadyrov che, di fronte alle accuse, attraverso il suo portavoce ha fatto sapere che «Non puoi arrestare o reprimere persone che semplicemente non esistono nella Repubblica Cecena».
Di fronte a tutto ciò non si può restare in silenzio, è necessario farsi carico ognuno del proprio pezzo di responsabilità, facendoci guidare dai nostri valori e dalle nostre competenze.
L’Arci nazionale ha promosso nel 2015 a Collegno (Torino) un momento di riflessione; un altro si terrà ad ottobre di quest’anno presso Casa Cervi. L’intento di questi momenti è proprio quello di coltivare competenze, ragionando insieme, per fare bene memoria. Un dialogo da promuovere sia all’interno dell’Arci e delle sue articolazioni territoriali sia con quel ‘primo giro’ di associazioni ed enti (dall’Anpi all’Insmli, dagli Istituti storici alle Università) con cui più spesso collaboriamo. Per legare in maniera efficace la storia ai fatti di oggi, è necessario che similitudini e differenze siano ben marcate. Il rischio è che tutto sia mescolato, che le stesse parole, usate in contesti diversissimi, perdano di senso e significato. «Le parole sono importanti» urlava in Palombella rossa un Nanni Moretti disorientato e confuso dalla perdita di identità: in quella metafora c’è anche un pezzo del lavoro che dobbiamo promuovere nella cultura associativa e della società.
ArciReport, 13 aprile 2017